C’è
questo giovane alla guida della sua auto in mezzo alla pianura. Ha
abbassato i finestrini per spremere un po’ di frescura dalla notte.
Indossa una divisa, la camicia è sporca. Toccando il taschino si
accorge di non avere più gli occhiali a specchio, poi ricorda dove
li ha visti l’ultima volta, mormora qualcosa, sbuffa e dà una
manata sul volante. Ogni tanto si preme per un attimo gli occhi con
due dita, per stare concentrato e per vedere meglio. È passata la
mezzanotte quando mette la freccia per svoltare nella via.
Parcheggia, alza i finestrini e spegne il motore. Si stiracchia un
attimo. Recupera un mazzo di chiavi dal vano del cruscotto ed esce
dall’auto. Silvia si allontana dalla finestra del primo piano dove
abitano, e subito dopo la serratura del portone del condominio
scatta. Quando lei lo vede sulla soglia di casa prende paura.
Ho
fatto tardi scusami, ma è successo un casino. Michele è già a
letto?
Lei
continua a guardarlo e non parla, le riesce un cenno di capo. Si
scosta per lasciarlo passare e chiude la porta.
Come
è andata la visita di controllo, tutto bene? Chiede Fausto entrando
nella cucina.
Sì,
… ma tu? Hai avuto un incidente? Sei ferito?
No
Silvia, sto bene. Sono solo stanco … e molto incazzato
E
quello?
Cosa?
Ah, il sangue sulla camicia … non è mio.
Non
aggiunge altro. Prende una bottiglia di vino bianco, già aperta, dal
frigorifero. Toglie due bicchieri dallo scola piatti, ne riempie uno
a metà
Mi
fai compagnia?
No,
non mi va. Hai mangiato qualcosa? Se vuoi ti scaldo le lasagne che ha
portato mia mamma.
Non
ho fame, magari dopo … siediti, non ti stancare.
O
parli, o vai a farti una doccia, conciato così mi fai impressione
Un
attimo dai, … per ora mi tolgo la camicia - Armeggia con i bottoni
e poi la butta sulla sedia a fianco. Beve un sorso sedendosi. Lei lo
guarda dando qualche segno di impazienza …
I
carcerati, hanno fatto una rivolta, ecco cosa è successo. Porca
puttana … una rivolta vera, capisci? Hanno messo a soqquadro le
celle, si sono fatti scudo con i materassi e ci insultavano, ci
sputavano addosso …
Come?
Cosa dici. Lì dentro non ci sono veri carcerati, stanno recitando
anche loro … come voi, che fate la parte delle guardie
Non
è proprio una recita, per lo meno non in quel senso …
Ma
siete tutti informati e siete tutti consapevoli che è un
esperimento, vero?
Più
o meno ...
Cosa
vuol dire più o meno?
Silvia
è sbigottita. Appoggia i gomiti sul tavolino della cucina, tiene le
mani incrociate davanti alla bocca e continua a scrutare Fausto come
volesse leggere quello che non dice. Lui le prende le mani e le
distende le braccia tirandola verso di sé.
Sai
che qualcuno di loro aveva il dubbio di essere davvero finito per
sbaglio, in una prigione vera? Lo dice accennando una risatina che
non si apre oltre.
E
voi, non lo avete rassicurato?
Silvia
non ha alcuna voglia di accompagnare quel tentativo di alleggerire.
Noi?
Ma non si può … è contro il regolamento …
Non
capisco. Siete stati scelti per uno studio. Vi hanno detto come
doveva svolgersi l’esperimento … come mai gli è venuto quel
dubbio?
Forse
per il modo in cui tutto è iniziato. Abbiamo saputo che sono stati
arrestati dalla polizia, quella vera, con accuse inventate. Era tutto
falso, ma hanno fatto in modo che tutto sembrasse molto realistico.
Noi li aspettavamo al carcere …
Vuoi
dire che la Polizia si è prestata al gioco?
Sì,
il questore era d’accordo con i ricercatori dell’Università, e
nessuno di noi lo sapeva.
Era
per confonderli? Per fare in modo che non distinguessero più realtà
e finzione ... è così?
È
quello che intendevo prima con “più o meno” quando hai parlato
di recita
Fausto
finisce di bere mentre Silvia si alza restando in silenzio e accende
il forno. Si ferma dietro di lui e gli accarezza la testa – Sei
tutto sudato e sporco …
Ho
capito, vado a lavarmi …
Prima
voglio sapere del sangue … allora?
Ma è
il meno Silvia, ti garantisco che nessuno è stato ammazzato –
tenta di sorridere di nuovo, poi la guarda e torna serio - Qualche
ferito lieve, medicato sul posto. Ce l’ho sulla camicia perché ho
aiutato uno a rialzarsi e mi si è appoggiato addosso. È sangue dal
naso …
Allora
li avete picchiati …
Picchiati,
non esageriamo ... Insomma, quando siamo arrivati là per dare il
cambio ai tre che hanno fatto la notte, abbiamo trovato uno scenario
da incubo … Avevano già mobilitato anche la riserva e quelli della
notte si sono fermati per reputazione perché, secondo me, qualche
puttanata devono averla fatta per scatenarli così …
Mentre
Fausto continua a raccontare Silvia si alza. Prende la camicia e la
mette a mollo nell’acqua fredda con un po’ di detersivo, nel
secchiaio. Non lo interrompe. Mette la teglia con le lasagne nel
forno già caldo e si risiede di fronte a lui evitando di fissarlo.
Ascolta di imposizioni, di numeri di matricola, di appelli nel cuore
della notte, ... della violenza che esplode, i carcerieri, Fausto
compreso, che fanno uso degli estintori, l’irruzione nelle celle …
Qualche botta ...
Ma è
una follia - scoppia infine Silvia, trattenendo come può il tono di
voce per non svegliare il bimbo - E tu? Tu cosa hai fatto in quella
specie di bolgia da manicomio?
E
cosa dovevo fare? Quei pezzi di merda hanno montato un casino tale
che siamo stati costretti a intervenire. Anche noi abbiamo delle
regole da fare rispettare per contratto … e anche una dignità,
cosa credi. Perdio, tutti quei soldi non erano forse sufficienti per
accettare qualche disagio? Oltretutto loro ne prendono più di noi, e
si tratta di far passare al massimo due settimane, … due settimane
Silvia, non due mesi o due anni.
Ma
se già al secondo giorno siete a questo punto, come pensi che
finirà?
Per
fortuna è tutto rientrato e le cose si sono sistemate … non ti
preoccupare.
E
invece mi preoccupo, eccome. – Fissa un punto sul tavolo, rimane in
silenzio per qualche attimo mentre anche Fausto tace e non sa cosa
dire. Poi riprende e il tono della voce si è indurito
Questa
storia non mi piace Fausto. Fatti dare la paga dei due giorni e
ritirati, per favore … e fallo anche se non ti danno niente. È
orribile quello che mi hai raccontato e non puoi giustificarlo con il
nostro bisogno di soldi …
Ti
dico che nessuno si è fatto davvero male. Ascolta, tu sei precaria
nella scuola e sei di nuovo in cinta; io non ho ancora un lavoro
stabile e vado avanti a lavoretti. Praticamente ci mantengono i tuoi
più quel poco che arriva da mio padre … cosa dovrei fare?
Te
l’ho già detto.
Silvia
non aggiunge altro. Si alza, apre il forno e mette le lasagne in
tavola con piatto, posate e tovagliolo. Toglie la camicia
dall’ammollo, la risciacqua, la strizza e la mette sulla spalliera
della sedia. Poi gli dà la buona notte. Mentre sta uscendo per
andare in camera, lui la tira a sé da seduto, l’abbraccia e poi le
bacia la pancia
Mi
dispiace non volevo preoccuparti soprattutto in questo momento,
credimi, non accadrà un’altra volta. Mangio un boccone, faccio una
doccia veloce e ti raggiungo.
Lei
fa un cenno con il capo e se ne va in silenzio.
Rimasto
solo, guarda verso la porta da cui Silvia è sparita, indugia, poi
scuote il capo e inizia a mangiare. Finisce, mette piatto, bicchiere
e posate nel lavandino, spegne la luce uscendo dalla cucina e va in
bagno. Prima si ferma davanti alla cameretta di Michele. La porta è
aperta e se ne sta lì qualche attimo a guardarlo dormire. Quando si
corica, dopo la doccia, anche Silvia sta dormendo o finge bene.
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L’ala
del vecchio carcere recuperata per l’esperimento, odora di
candeggina.
Uno
dei carcerati è stato mandato a casa, dava segni di squilibrio.
Quelli rimasti, hanno dovuto sistemare e ripulire tutto, cancellando
ogni traccia di quanto accaduto durante la notte. I materassi
malandati non sono stati sostituiti, li dovranno tenere così come li
hanno ridotti. Nel corso della mattinata arriva il nuovo carcerato
volontario in sostituzione di quello congedato. L’accoglienza degli
altri due con cui deve condividere la cella è stata fredda. Non si
fidano. Anche i tre individuati tra i più bellicosi, che hanno
passato la notte impacchettati come acciughe, in piedi, nella stessa
celletta di isolamento, sono tornati alle loro brande e stanno
tentando di dormire tra un appello e l’altro. Dentro le tre celle
che li custodiscono, girano solo occhiate e il minimo indispensabile
di parole. A Fausto sembrano tutti parecchio incazzati e avviliti.
Nella
stanzetta adibita a guardiola dove hanno messo un fornello a gas per
la macchinetta del caffè, Giorgio lo saluta e chiede se è riuscito
a dormire
Mia
moglie mi aspettava alzata, e si è preoccupata molto.
Che
cosa le hai raccontato?
Nemmeno
la radice quadrata di quello che è successo, ma è bastato.
Non
potevi evitare?
Certo,
tutto sporco, con la camicia macchiata di sangue ... E poi avevo
bisogno di dirle qualcosa, anche per sfogarmi …
Anche
tu però, non ci sei andato leggero ieri sera …
Fausto
tace e si versa il caffè. Giorgio si accende una sigaretta. Poi
escono e si incamminano lungo il corridoio di fronte alle celle
Ho
pensato a quel che è successo – riprende Giorgio - … secondo me
i carcerati subiscono regole troppo umilianti. Quando le abbiamo
concordate siamo stati troppo duri ... per non dire stronzi …
Però
i ricercatori le hanno approvate ...
Sì,
ma già alla fine del secondo giorno questi non ne potevano più e si
sono ribellati tutti quanti …
Non
tutti. Ho notato che uno nella cella 2, quello basso, grassoccio, …
non urlava come un ossesso e se ne stava ben dietro gli altri. Quando
abbiamo raffreddato gli animi con i getti degli estintori, lui l’ho
risparmiato. Secondo me quello ci viene buono per qualche confidenza.
Cazzo,
ma sei proprio entrato nella parte… addirittura pensi a farti un
informatore… a proposito, vedo che ti hanno rimpiazzato gli
occhiali…
Camminano
Sai
cosa penso Giorgio? Che quello che è successo rientrava nelle
aspettative di chi ha voluto mettere in piedi questo esperimento.
Altrimenti avrebbero già sospeso tutto. Ricordati che ne hanno
mandato a casa uno sotto shock, ma non per questo ci hanno fermati.
Anzi, lo hanno già sostituito…
Mi
stai dicendo che magari si aspettano altri casini?
Non
sono sicuro, ma credo di sì.
Comunque
domani c’è la visita parenti e bisogna che tutto fili liscio. Poi…
non so
E se
come punizione per quello che hanno fatto, annunciassimo che la
visita è sospesa? In questo modo non si rischia che raccontino tutto
ai parenti...
Giorgio
si ferma, trattiene per un braccio Fausto e gli si mette di fronte:
Allora vuoi la rissa, vero? Mi sa che ieri sera ti sei anche un po’
divertito, o sbaglio?
Sì
ti sbagli. Penso però che bisognerebbe spingere la situazione un po’
più al limite. In fondo è ciò che credo interessi a chi ci paga…
ma mi devi dare una mano con gli altri carcerieri, almeno tra noi
dovremmo evitare casini, c’è troppa confusione…
Giorgio
resta silenzioso. Finisce di fumare, getta il mozzicone a terra e lo
spegne sotto la punta della suola. Quando arrivano in fondo al
corridoio, prima di svoltare e tornare indietro Fausto guarda Giorgio
in attesa di una risposta
Solo
se ci fermiamo prima di farli uscire di testa… e, in ogni caso, di
menare non se ne parla. Intesi?
D’accordo.
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La
visita parenti viene annullata.
All’inizio
i carcerati l’avevano presa male e sono volati insulti e
imprecazioni, ma nulla di quanto era successo nella rivolta del
secondo giorno. Poi la cosa si è spenta, come se a quel punto non
fosse rimasto loro che rassegnarsi alla situazione, per quanto
pesante fosse. Il quarto giorno dall’inizio dell’esperimento,
durante l’ora d’aria, consumata come sempre nel corridoio, Fausto
avvicina il ragazzo numero 412, quello che aveva evitato di schiumare
con il getto dell’estintore, e lo chiama nella guardiola dicendogli
di portare lo spazzolone e lo straccio. Escono dopo un quarto d’ora
circa. Avvicinato da alcuni carcerati, il 412 dice loro che gli ha
fatto pulire il pavimento dove qualcuno aveva rovesciato del caffè,
sparso poi in giro dalle pestate degli altri.
Il
giorno successivo passa senza che qualcosa turbi la pesante routine
del falso carcere.
Il
quinto giorno dall’inizio dell’esperimento, durante l’ora
d’aria, che in realtà si risolve in una passeggiata nel corridoio,
all’improvviso alcuni carcerati si lanciano contro le tre guardie
in turno tentando di immobilizzarle. Fausto è tra loro, ma si è
tenuto più appartato, e porta il fischietto alla bocca chiamando a
raccolta; tutti quanti i carcerieri fanno irruzione nel corridoio
dalla porta di accesso, dietro cui si erano tenuti nascosti, con
grande sorpresa dei prigionieri. Sergio, un carceriere super
palestrato, è davanti a tutti e si avventa grugnendo sui primi due
che gli capitano a tiro, e li stende a manganellate mirando a
ginocchia e testa. Anche Fausto è allibito da tanto entusiasmo nel
menare, ma mentre cerca di contenere quell’esplosione di violenza
urlando di calmarsi, viene strattonato e deve darsi da fare per non
essere malmenato a sua volta. Urla, imprecazioni e grida di dolore si
mescolano al rumore dei colpi sui corpi, sbattuti a terra o contro le
sbarre, in un tafferuglio in cui in realtà regna una grande
confusione. Il 412, rimasto in disparte, seduto sulla branda, è
raggiunto dai suoi compagni di cella, insultato e preso a schiaffi e
spintoni finché scivola a terra tentando di sfuggire
all’aggressione. A quel punto sono calci e pestate su tutto il
corpo. Poi qualcuno gli striscia la faccia nel vomito con cui sta
imbrattando il pavimento. Sergio, agguantato quello dei due
malcapitati che dimenandosi è riuscito a rifilargli un pugno in
faccia, lo trascina per il bavero del camicione nella guardiola, lo
denuda aiutato da altre due guardie accorse al promettente festino e
lo penetra con il manganello mentre un fiotto di sangue misto a
escrementi gli imbratta la mano. La cosa lo fa uscire definitivamente
dai gangheri. Solo l’entrata in stanza di altri carcerati che
tentano di soccorrere il compagno, gli impedisce di ammazzarlo.
Distratto dai nuovi arrivi, molla la vittima priva di sensi e cerca
di difendersi dai calci e dai colpi che questi gli infliggono con un
manganello sottratto a una delle guardie che hanno steso nel
corridoio. Uno dei carcerati è un peso massimo e si abbatte su
Sergio con pugni che sembrano colpi di maglio. I due carcerieri che
stavano con lui in guardiola si difendono come possono. Uno riesce a
fuggire, ma come esce riceve il primo colpo in pieno viso e il
successivo sulla nuca dopo che si è piegato in avanti con una mano a
coppa sotto un occhio. Nel corridoio la lotta sta imbrattando anche i
muri con il sangue lasciato dalle mani di chi si è pulito una ferita
e si è appoggiato per non cadere, o dagli spruzzi da nasi e bocche
su cui hanno infierito i manganelli o qualsiasi altra cosa utile allo
scopo. Giorgio, barcollando, si accascia a terra e Fausto, che fin
dall’inizio ha perso il controllo della situazione, cerca di
soccorrere il compagno respingendo a manganellate chi tenta di
aggredire. Ha di nuovo la camicia sporca, questa volta il sangue è
anche suo. Alcuni carcerati si sono trincerati dentro una cella
chiudendo la grata dall’interno con le chiavi sottratte a una
guardia. Hanno fatto a pezzi una branda e tenuto lontano chiunque si
avvicinasse. Al riparo dei materassi hanno resistito anche al getto
di un estintore. Una volta svuotato, il carceriere lo scaglia contro
le sbarre da cui rimbalza finendo a terra. Subito qualcuno, pur
zoppicando, è più pronto a raccoglierlo, lo impugna, e manda altro
sangue a raggrumarsi sul muro. Un altro ragazzo a terra, denudato e
privo di sensi, è tenuto da due carcerieri anch’essi feriti e
malfermi, che tentano di penetrarlo con il manganello. Quelli
asserragliati dentro la cella, escono e si gettano su quei due
trascinandoli e immobilizzandoli in un angolo del corridoio mentre
uno dei carcerati, in equilibrio precario, cerca di pisciare loro in
faccia …
Quando
la polizia fa irruzione nel carcere, nessuno dei giovani, fossero
guardie o carcerati, è uscito illeso da quella interminabile
mezz’ora di brutale follia collettiva. I feriti sono soccorsi e le
ambulanze trasportano in ospedale quelli conciati peggio, tra cui uno
con sospetta emorragia interna. Altri ragazzi, una volta medicati,
alcuni con punti di sutura, tuttavia in grado di stare in piedi,
vengono caricati sui cellulari e portati in Commissariato. Molti
giornalisti sono accorsi all’entrata del padiglione del carcere una
volta che si è sparsa la notizia dopo i primi arrivi dei feriti al
pronto soccorso; molte domande, ma la polizia si è riservata di dare
risposte dopo che avrà raccolto le informazioni necessarie e
interrogato i ragazzi.
Anche
i ricercatori dell’Istituto di Psicologia dell’Università che
hanno assistito, impotenti, dalla cabina di regia, a quello scempio
di facce e corpi, sono sul posto e il commissario che dirige
l’inchiesta sta parlando con loro. Dopo circa due ore, uno degli
universitari comunica ai giornalisti rimasti, che l’esperimento è
stato sospeso e che nella mattinata di giovedì, ci sarà una
conferenza stampa nell’aula magna del loro Istituto.
------------
Giornalisti,
studenti e docenti, non solo della facoltà di scienze umanistiche,
affollano l’aula. Dopo l’introduzione del Direttore, il
responsabile del progetto, professor Filippo Bardo, illustra
brevemente le motivazioni dell’esperimento, non senza qualche
interruzione da parte del pubblico. Infine, propone una analisi delle
probabili cause di quanto accaduto. Quando i due finiscono di
parlare, sono investiti da una valanga di domande, spesso sovrapposte
in modo caotico e con toni a volte aggressivi, a cui tentano di
rispondere a turno con evidente disagio, nonostante gli inviti alla
calma rivolti a tutti da parte del Preside di Facoltà che ha assunto
le funzioni di moderatore. È soprattutto il Direttore del
Dipartimento a faticare a reggere il confronto.
…
Non eravamo al corrente di ulteriori restrizioni imposte dai
carcerieri, perché le telecamere di sorveglianza inviano immagini
del corridoio e delle celle, ma non hanno l’audio. Si sono
accordati tra di loro senza comunicarcelo …
È
vero che alcuni dei ragazzi sono stati violentati con i manganelli?
Non
siamo al corrente di questo, se ci saranno riscontri …
Ma
dalle telecamere si dovrebbe vedere …
I
nastri sono stati sequestrati dall’autorità competente e …
Sì
ma prima, qualcuno di voi, stava guardando in diretta … Uno dei
ragazzi carcerati è stato picchiato selvaggiamente dai suoi stessi
compagni di cella. Da indiscrezioni pare che sia stato lui ad
avvertire che stavano per preparare una evasione di massa. Lo
sapevate? Gli avevate chiesto voi di svolgere quel ruolo?
No,
no, sono dinamiche sorte tra di loro, non abbiamo imposto nessuna
condotta da tenere, ne andava dell’esito dell’esperimento …
Questa
affermazione sorprende la platea e per un attimo torna il silenzio,
finché qualcuno si alza
Come
mai di tutta questa esplosione di violenza voi non avete avuto il
minimo sentore? Alcuni episodi, già accaduti, avrebbero dovuto
insospettirvi …
Non
era successo nulla di grave, per lo meno tale da far supporre che la
situazione potesse degenerare fino a questo punto …
Nulla
di grave? – qualche risata e il brusio riprende più sostenuto - …
In realtà, risulterebbe che già dopo due giorni ci sia stata una
prima rivolta dei carcerati e che le guardie siano intervenute molto
pesantemente, al punto che uno ha avuto una crisi di nervi e lo avete
dovuto allontanare …
Sì,
ma che un soggetto possa dimostrarsi troppo fragile per reggere una
situazione non usuale, di cui d’altra parte erano stati informati,
va messo in conto e …
Anche
le botte andavano messe in conto? Interviene uno a cui fa subito eco
un altro
Già,
anche di quelle non sapevate nulla?
Signori
calma per favore, uno alla volta, … per favore …
Molto
sangue è stato trovato all’interno della guardiola, immagino si
potrà risalire ai responsabili dei pestaggi avvenuti lì dentro …
All’interno
della guardiola non era stata piazzata alcuna telecamera …
Il
rumorio cresce accompagnando queste ultime risposte e il moderatore è
costretto più volte a chiedere di non sovrapporre le voci e di
rispettare chi sta parlando …
Con
che criteri avete selezionato questi giovani? Da quel che ci avete
raccontato dovevano essere soggetti equilibrati, con istruzione medio
alta e in grado di esercitare un buon autocontrollo. Vi pare che
quanto successo abbia confermato le vostre scelte?
Direi
che ha confermato proprio quanto si ipotizzava – risponde Filippo
Bardo con tono fermo e spazientito. Subito dopo si alza, ringrazia e
pone fine alla conferenza.
Mentre
il Direttore e il responsabile del progetto stanno per lasciare la
sala nell’ormai indomabile rumoreggiare …
Scusi
Prof. Bardo, un’ultima domanda: da questo esperimento ha ottenuto
quindi le prove che cercava? Lo rifarebbe?
Filippo
Bardo si ferma, mentre il Direttore guadagna veloce l’uscita, si
volta, verso l’interlocutore e, nel silenzio che la curiosità fa
calare
Sì,
la teoria che volevamo dimostrare è stata in massima parte
confermata e … sì, con qualche precauzione in più, ma lo
riproporrei.
Cercando
di sovrapporsi al vociare che la risposta ha scatenato lo stesso
giornalista continua
È
questo che dirà ai genitori dei giovani che sono rimasti feriti, ed
è così che scuserà la violenza degli altri? Dirà loro che questo
evento drammatico è stato utile per confermare una teoria sulla
“identità di gruppo di appartenenza” nel comportamento umano? …
Il
professor Bardo sta già uscendo dall’aula e non si volta.
Fausto,
esausto per le botte, l’interrogatorio e la notte passata in
Commissariato di polizia senza poter chiudere occhio, era tornato a
casa nella tarda mattinata di quella domenica, preoccupato per cosa
avrebbe potuto raccontare a Silvia, e della reazione che lei avrebbe
avuto. In casa c’era silenzio e nemmeno Michele gli corse incontro
come faceva ogni volta che sentiva la porta aprirsi. Provò disagio,
che divenne sconforto alla vista del biglietto sulla tavola nel
cucinino, appoggiato sulla prima pagina del quotidiano locale che
riportava alcune fotografie e la descrizione dei fatti accaduti nella
notte al vecchio carcere…
“stiamo
da mia madre per un po’ di tempo. Non venire e non telefonare. Non
ho voglia di parlarne e di parlarti. Quando sarò pronta ti chiamerò
io”.
i
Il racconto si ispira liberamente all'esperimento di Stanford
condotto nel 1971 da un team di ricercatori della Stanford
University. Fu un test volto a indagare il comportamento umano in
una società in cui gli individui sono definiti soltanto dal gruppo
di appartenenza. Gli inattesi risultati ebbero dei risvolti così
drammatici da indurre gli autori dello studio a sospendere la
sperimentazione.